Bonus affitto e mutuo 2024, istruzioni per la richiesta dei 2.000 euro in busta paga
Con la circolare n. 5/E del 7 marzo 2024, l’Agenzia delle Entrate ha ufficializzato il via libera al bonus affitto e mutuo in busta paga, misura che fa parte del più ampio elenco dei fringe benefit.
Con la circolare viene fatta chiarezza sulle novità fiscali riguardanti il welfare aziendale, con le quali è stato stabilito che il valore dei beni e dei servizi prestati, nonché le somme erogate o rimborsate, ai dipendenti dai datori di lavoro, non concorrono alla formazione del reddito entro il limite complessivo di 1.000 euro, 2.000 euro nel caso di chi ha figli a carico.
I cosiddetti fringe benefit, ai quali dopo la novità rappresentata dalla possibilità per i datori di lavoro di rimborsare quanto speso dai dipendenti per le utenze di luce, gas e acqua da quest’anno si sono aggiunte anche le spese di affitto e mutuo.
A tal proposito, con la circolare vengono fornite le istruzioni per la richiesta al datore di lavoro, nonché su quali sono i documenti che devono essere conservati al fine da giustificare l’erogazione del rimborso.
Cos’è il bonus mutuo e affitto in arrivo nel 2024
L’articolo 6 della legge di Bilancio 2024 prevede che limitatamente al periodo d’imposta 2024 il datore di lavoro avrà la possibilità di rimborsare il dipendente non solo dei costi sostenuti per la fornitura di luce, gas o acqua, ma anche per le spese di affitto della prima casa e per i soli interessi sul mutuo relativo all’abitazione principale.
Quindi, per chi vive in affitto la quota rimborsabile è calcolata in base al canone mensile; per i mutui, invece, non è tutta la rata a poter essere rimborsata ma solamente il tasso d’interesse.
Ad averne diritto sono i lavoratori dipendenti (del settore privato), ma solo nel caso in cui sia l’azienda a volerlo: è bene ricordare, infatti, che spetta al datore di lavoro decidere se approfittare o meno della possibilità offerta dal governo erogando ai dipendenti un bonus che entro una certa somma è completamente detassato.
Come specificato con la circolare n. 5/E del 7 marzo 2024, affitto o mutuo devono riguardare gli immobili a uso abitativo, posseduti o detenuti sulla base di un titolo idoneo, tanto dal dipendente quanto dal coniuge o dai suoi familiari, a condizione che ne sostengano effettivamente le spese e che l’immobile costituisca l’abitazione principale del lavoratore.
Per quanto riguarda il rimborso delle spese per l’affitto è necessario che il contratto di locazione sia regolarmente registrato e pagato nell’anno. Non si può ottenere, quindi, il rimborso per eventuali canoni versati nel 2023.
Bonus mutuo e affitto, i limiti di reddito nel 2024
Solitamente per quanto riguarda i fringe benefit la soglia di detassazione è fissata a 258,23 euro. Tuttavia, da anni il governo sta puntando su questo strumento per incentivare le aziende a sostenere il reddito dei propri lavoratori in un periodo in cui l’alta inflazione ha comportato una netta svalutazione delle retribuzioni.
A tal proposito, dopo che nel 2023 la detassazione dei fringe benefit è stata riservata ai soli lavoratori con figli, nel 2024 si ritorna a un impianto più generalista con le nuove soglie pari a:
- 1.000 euro per tutti i lavoratori;
- 2.000 euro per quelli con figli a carico, quindi con reddito fino a 2.840,51 euro nel caso degli under 24, 4.000 euro per chi ha compiuto i 24 anni di età.
Ciò vale per tutti i fringe benefit (qui l’elenco), con l’aggiunta appunto del bonus bollette luce, gas e acqua e appunto – novità assoluta per il 2024 – delle spese sostenute per il canone di affitto o gli interessi del mutuo.
Non è stato invece confermato per il 2024 il bonus benzina erogato dai datori di lavoro, per il quale era previsto un limite di 200 euro l’anno.
È importante sottolineare però che per le spese rimborsate non si potrà beneficiare delle altre agevolazioni previste, come la detrazione per il canone di affitto o per gli interessi passivi per i mutui, in quanto non possono essere considerate come effettivamente sostenute.
Bonus mutuo e affitto, cosa deve fare il lavoratore
Come anticipato, è il datore di lavoro ad avere l’ultima parola in merito alla possibilità di riconoscere al dipendente un rimborso, detassato entro 1.000 o 2.000 euro (limite annuo), delle spese sostenute per l’affitto della prima casa o per gli interessi del mutuo sulla casa principale.
Ciò tuttavia non significa che il dipendente non debba fare nulla: intanto, come si legge nell’articolo 6 della legge di Bilancio 2024, è comunque obbligo per il lavoratore dichiarare al datore di lavoro di avere diritto al bonus maggiorato fino a 2.000 euro indicando il codice fiscale dei figli.
Inoltre è obbligatorio fornire la documentazione che giustifica l’erogazione del rimborso, fermo restando la possibilità di autodichiarazione. Dovrà poi esserci una seconda dichiarazione sostitutiva con cui si attesta di non avere già beneficiato del rimborso da parte di altri datori di lavoro.
Fonte: www.money.it