Bonus assunzioni per le donne vittime di violenza: ecco a chi è destinato, la guida

La violenza contro le donne si combatte anche con gli strumenti economici. La legge di Bilancio ha previsto una sorta di bonus per spronare le aziende ad assumere le vittime. In che cosa consiste? Ecco una guida in 5 punti.

A chi è destinato il bonus assunzioni?
Il bonus assunzioni è destinato alle donne vittime di violenza che ricevono il reddito di libertà, la misura nata nel 2021 a sostegno delle donne in situazione di povertà, scampate alla violenza, con o senza figli, che decidono di rendersi autonome. Quindi la vittima deve essere seguita da un centro antiviolenza.

In cosa consiste il bonus assunzioni?
Come chiarisce l’Inps, il bonus assunzioni previsto nella legge di Bilancio stabilisce l’esonero dei contributi previdenziali, al 100% e fino a un massimo di 8mila euro, “per i privati che assumono nel triennio 2024-2026 donne disoccupate scampate alla violenza”. La dotazione del 2024 è di 12,5 milioni di euro.

A quali rapporti di lavoro si applica il bonus assunzioni?
L’esenzione contributiva, chiarisce l’Inps, è applicabile ai datori di lavoro privati, ma anche agli studi professionali e alle fondazioni.
Il bonus è previsto per diverse tipologie di rapporti lavorativi, con durate differenti a seconda del rapporto di riferimento: per i contratti di lavoro a tempo indeterminato, il bonus è concesso per un massimo di 24 mesi, mentre per i rapporti a tempo determinato è riconosciuto per un massimo di 12 mesi, anche in caso di proroga del contratto.
In caso di trasformazioni a tempo indeterminato di precedenti rapporti di lavoro a termine, e in questo caso lo sgravio è concesso per un massimo di 18 mesi a partire dalla data dell’assunzione a tempo determinato.

A chi è destinato il reddito di libertà?
Quindi uno dei requisiti per accedere al bonus assunzioni è il reddito di libertà. Ma a chi è destinato questo aiuto introdotto nel 2020? “Alle donne vittima di violenza, senza figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l’autonomia. La circolare Inps del 5 marzo fornisce le prime indicazioni operative.

Conta il permesso di soggiorno per il reddito di libertà?
La circolare Inps del 5 marzo chiarisce anche altri requisiti. Per avere diritto al reddito di libertà le donne devono essere “residenti nel territorio italiano”, “cittadine italiane o comunitarie oppure, in caso di cittadine di Stato extracomunitario, in possesso di regolare permesso di soggiorno”.

Fonte: www.quotidiano.net

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