Lettera aperta per bloccare il taglio dell’assegno mensile per la disabilità

L’Associazione Contact partecipa all’iniziativa dell’Associazione “Pepitosa in carrozza”, che ha pubblicato sulla piattaforma www.change.org una lettera aperta per bloccare il taglio dell’assegno mensile per la disabilità.

Per firmare la petizione: https://chng.it/mVh4YdCv


Siamo il team dell’Associazione “Pepitosa in carrozza”, con la nostra Presidente Valentina Tomirotti, abbiamo deciso di scrivere questa petizione per informare l’opinione pubblica su una gravità che si sta abbattendo sulle persone con disabilità e per sensibilizzare le istituzioni a prendere provvedimenti seri per bloccare questa grave situazione, in riferimento ad una novità dell’INPS, approvata da pochi giorni, che farà ricadere a pioggia sulla testa degli utenti con disabilità innumerevoli problemi economici e sociali.

Da pochi giorni, le persone con disabilità ancora una volta devono fare i conti con regole che incideranno pesantemente sul quotidiano, di natura sia sociale, civile ed economica. La novità riguarda l’assegno mensile d’invalidità che verrà riconosciuto solo a chi NON lavora. L’INPS si è di fatto uniformato al recente orientamento della Corte di Cassazione secondo cui “il mancato svolgimento dell’attività lavorativa di cui all’articolo 13 della legge n.118/1971, integra non già una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale, la mancanza del quale è deducibile o rilevabile d’ufficio in qualsiasi stato e grado del giudizio.”

Con messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021, proprio l’Inps, rifacendosi a questi pronunciamenti della Corte di Cassazione, ha modificato le sue precedenti indicazioni sulla concessione dell’assegno mensile di assistenza, cioè di quella provvidenza di 287 € mensili che veniva erogata agli invalidi parziali (dal 74 al 99%) solo se non superavano un reddito personale di 4.931 € annui.

Nel nuovo messaggio, Inps precisa cosa significhi d’ora in avanti “inattività lavorativa”: non ci deve essere nessuna attività lavorativa, neanche minima, che produca reddito, anche se minimo e anche se inferiore ai 4.931 € annui. È una interpretazione estremamente restrittiva, che limiterà la possibilità di qualsiasi lavoro o inserimento per le persone con disabilità.

Chiediamo alle istituzioni, al Governo e al Ministero della disabilità nella persona della Ministra Erika Stefani, di prendere un impegno concreto verso la cittadinanza con disabilità, bloccando questa nuova normativa e trovando soluzioni esaustive per i bisogni economici di noi soggetti disabili, sostenendo e incentivando la nostra autonomia e dignità anche attraverso una garanzia di lavoro, proprio come sancisce anche l’art. 4 della Costituzione italiana: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” o l’art. 27 della Convenzione ONU: “Gli Stati Parti riconoscono il diritto al lavoro delle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri; segnatamente il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto o accettato in un mercato del lavoro e in un ambiente lavorativo aperto, che favorisca l’inclusione e l’accessibilità alle persone con disabilità. Gli Stati Parti devono garantire e favorire l’esercizio del diritto al lavoro, anche a coloro i quali hanno subito una disabilità durante l’impiego, prendendo appropriate iniziative anche attraverso misure legislative […]”.

La gravità di questa decisione non può passare inosservata: l’impatto, al di là del residuale “risparmio” per le casse INPS, è deleterio per le persone con disabilità già a bassissimo reddito, per le loro famiglie, per la possibilità di svolgere lavori con orari limitati e magari con finalità più terapeutiche e socializzanti, che di reale sostentamento.
Se ancora ci fosse qualche dubbio, la vita delle persone con disabilità è più onerosa delle altre persone, non per sfizi, ma per necessità di coinvolgere professionisti per compiere azioni quotidiane.
Le persone con disabilità hanno diritto di lavorare, hanno diritto ad una socialità conquistata e a questa misura economica mensile. Non può essere trasformata in una scelta di colpa ambire ad essere un soggetto economicamente attivo. Questa decisione non farà altro che aumentare il lavoro in nero, l’assenza di sicurezza o la scelta di galleggiare semplicemente per sopravvivere.

Ci aspettiamo che le persone con disabilità non siano ancora una volta messe in silenzio e marginalizzate insieme ai propri diritti e che, finalmente, venga incentivato l’ascolto dei bisogni e necessità di tutte le persone indistintamente.

Il team di “Pepitosa in carrozza” e Valentina Tomirotti

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