La relazione annuale dell’INPS e la disabilità

Sono cinque gli aspetti principali della Relazione Annuale che il presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha presentato ieri, 12 luglio, alla Camera, vale a dire la caduta occupazionale, le nuove professioni e la riforma degli ammortizzatori sociali; la povertà e il reddito minimo; la denatalità e l’assegno unico; la spesa pensionistica e il bisogno di flessibilità in uscita; l’innovazione e la flessibilità dell’INPS. Il documento, inoltre, è corredato da un’appendice che fa riferimento ad alcuni progetti di innovazione tecnologica per il miglioramento dei servizi ai cittadini e alle cittadine, nonché per la valorizzazione dei dati e per l’individuazione di soluzioni innovative per l’accessibilità.

A tale Relazione il Centro Studi Giuridici HandyLex.org della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) dedica un’ampia e approfondita analisi, punto per punto, di cui suggeriamo senz’altro la lettura (a questo link); in particolare, vi si dà evidenza, sin dall’inizio, a quello che viene ritenuto «un interessante, e speriamo attuabile nel breve termine, progetto pilota con altre Pubbliche Amministrazioni, riguardante i servizi per la richiesta di benefìci da parte della persona con disabilità, con l’obiettivo di migliorare il processo di gestione delle prestazioni erogate tramite collegamento di tutti gli attori».

Tra gli altri passaggi strettamente concernenti la disabilità, sottolineati da HandyLex.org, vi è anche quello riguardante la Disability Card, che l’INPS ritiene «uno strumento di grande importanza».

A proposito della Card, si tratta della «parte integrante di un percorso indicato all’interno dell’articolo 4, lettera C del Regolamento dell’Unione Europea n. 1381/2013, che nell’àmbito del programma Diritti, Uguaglianza e cittadinanza per il periodo 2014/2020 prevedeva come obiettivo specifico la promozione e la protezione dei diritti delle persone con disabilità, specificando che la Carta Europea della Disabilità si colloca tra le misure adottate su base volontaria dagli Stati Membri per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia dell’Unione Europea 2010/2020 in materia di disabilità, finalizzata all’introduzione di una tessera che permetta l’accesso delle persone con disabilità a servizi in coerenza reciproca con gli altri Paesi dell’Unione Europea, per consentire la piena inclusione nella vita sociale della comunità».

Sul tema infine dell’invalidità civile, secondo quanto dichiarato nella Relazione dell’INPS, «è necessaria una riorganizzazione del processo di accertamento dell’invalidità stessa, oggi frammentato e canalizzato su diversi attori istituzionali». In particolare l’Istituto riterrebbe «giusto accentrare il processo di accertamento della malattia in INPS, evitando quello presso le ASL, semplificando le Commissioni, per dare omogeneità di giudizio e tempi certi e brevi nelle decisioni».

«In conclusione – scrivono da HandyLex.org -, dall’analisi dei cinque aspetti principali, emerge chiaramente l’intenzione da parte dell’Istituto di facilitare l’accesso alle prestazioni assistenziali in maniera più lineare e non frammentaria come avvenuto fino ad oggi, ed evitare “sprechi” e sperperi, indirizzando le misure assistenziali solo ed effettivamente sugli aventi diritto».

Su tali contenuti la FISH esprime favore su quanto espresso dall’INPS in termini di volontà semplificatoria, pur ricordando, come sottolinea il presidente della Federazione Vincenzo Falabella, «che il passaggio necessario non dovrà essere semplicemente quello di una riorganizzazione del processo di accertamento dell’invalidità, in quanto quest’ultimo dovrà in realtà trasformarsi nella valutazione della condizione di disabilità, in chiave Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e Classificazione del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un fatto questo, che del resto ha ben chiarito la Linea di Intervento n. 1 (Riconoscimento della condizione di disabilità, valutazione multidimensionale finalizzata a sostenere il sistema di accesso a servizi e benefici e progettazione personalizzata) del secondo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, documento coincidente con il Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) del 12 ottobre 2017, ma ancora per larga parte rimasto lettera morta».

Un passaggio invece che la FISH non può certo condividere è riferito alle parole del Presidente dell’INPS, secondo il quale, «nel medio periodo sarebbe necessario rivedere l’assegno di accompagnamento, modulandolo sul reddito». «È questa un’ipotesi – dichiara il Presidente della Federazione – che non intendiamo nemmeno prendere in considerazione, ricordando soltanto, per restare al passato più recente, quanto ha stabilito la Sentenza n. 07850-2020 del Consiglio di Stato, secondo la quale “l’indennità di accompagnamento esula dalla nozione di ‘reddito’ ai fini del calcolo ISEE, in quanto non costituisce incremento di ricchezza, ma un importo riconosciuto a titolo meramente compensativo o risarcitorio a favore delle situazioni di disabilità”. Un concetto, questo, che riteniamo non negoziabile e che continueremo a difendere con forza in ogni sede. Anche su tale questione, in ogni caso, intendiamo confrontarci con il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Orlando, che interverrà al nostro imminente Congresso Nazionale del 16 e 17 luglio».

Fonte: superando.it

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