Il contesto
A Torino gli effetti della crisi economica si sono fatti sentire in modo particolarmente pronunciato negli ultimi cinque anni: la chiusura o il ridimensionamento di molte aziende ha aggravato una situazione occupazionale già critica a causa del progressivo spostamento, iniziato negli Anni Novanta, di molte produzioni manifatturiere verso i Paesi emergenti. Per chi ha perso il lavoro o è stato costretto alla mobilità si sono inoltre ancora più ridotte le già minime possibilità di reinserimento: soltanto il 35% delle persone in mobilità viene infatti ricollocata (il dato è più alto per gli uomini e più lieve per le donne), mentre oltre il 65% degli utenti che si rivolgono ai servizi per il lavoro del Comune di Torino è over 45. Il mercato del lavoro, al di là della crescita della disoccupazione, resta dunque in gran parte chiuso per chi ne è, secondo diverse modalità, uscito.
Tale fattore ha aumentato il tasso di povertà delle famiglie, molte delle quali si reggevano sul reddito di un unico componente occupato. In questo contesto è diminuita la natalità ed è cresciuto il numero degli anziani, spesso “grandi anziani” di oltre ottant’anni di età, con problemi di salute e con serie difficoltà di reddito a causa della perdita del potere d’acquisto delle loro pensioni già non elevate. Contemporaneamente non è diminuito il tasso d’immigrazione nell’area torinese, in particolare dal Nord Africa e dall’Est Europeo: giungendo in un territorio già economicamente provato, però, molti stranieri non sono riusciti a trovare un’occupazione o ne hanno trovata una scarsamente retribuita e tutelata, in condizioni spesso assai precarie dal punto di vista della durata e della sicurezza. Il taglio dei trasferimenti statali verso i Comuni e gli obblighi connessi al rispetto del Patto di Stabilità, infine, hanno costretto anche la Città di Torino a ridurre gli interventi di welfare, aumentando la sofferenza soprattutto delle fasce più deboli della popolazione, fra cui le persone con disabilità, che più di altre categorie usufruicono dei servizi sociali ed assistenziali della Città.
Secondo i dati del Comune di Torino, inoltre, oltre il 24% della popolazione cittadina è costituita da persone anziane mentre oltre 16 mila persone percepiscono la pensione di invalidità e circa 25 mila figurano tra gli invalidi civili. Si tratta di dati fatalmente destinati ad aumentare, anno dopo anno, visto l’andamento negativo delle nascite nella Città.
La crisi ha minato anche la capacità delle istituzioni di rispondere ai bisogni e al dilagare delle povertà, in particolare all’incremento delle povertà grigie.
In questo quadro si sono manifestati bisogni molteplici e differenziati a seconda delle categorie sociali:
- Gli anziani necessitano di supporto nel disbrigo delle pratiche burocratiche legate all’accesso ai servizi assistenziali e sanitari, che sempre più spesso vengono gestite per via telematica e digitale, una procedura che per ragioni anagrafiche queste persone non padroneggiano;
- Alle persone con disabilità occorre un aiuto nell’espletamento delle operazioni necessarie al riconoscimento dell’invalidità civile e nella richiesta di tutte le possibili agevolazioni a cui hanno diritto di accedere in virtù della propria situazione personale;
- Le famiglie e gli adulti in difficoltà soffrono di una carenza informativa riguardante le facilitazioni previste dal welfare: per aiutare le famiglie diventa quindi necessaria un’attenzione a tutte le possibilità offerte dalle politiche sociali, nazionali, regionali e locali;
- Le persone affette da patologie, croniche e non, hanno bisogno di un orientamento per interfacciarsi con il sistema sanitario e per comprendere le soluzioni più adatte ad affrontare la propria condizione.
Per gli adulti in difficoltà le possibilità di cambiare le proprie condizioni sono minime: il reinserimento lavorativo delle persone adulte è ancora problematico. Soltanto il 35% delle persone in mobilità viene ricollocata (il dato è più alto per gli uomini e più lieve per le donne), mentre oltre il 65% degli utenti che si rivolgono ai servizi per il lavoro del Comune di Torino è over 45. Il mercato del lavoro, al di là della crescita della disoccupazione, resta in gran parte chiuso per chi ne esca in qualche modo: per aiutare le famiglie diventa quindi necessaria un’attenzione a tutte le possibilità offerte dalle politiche sociali, nazionali, regionali e locali. L’assistenza di chi conosce bene procedure e pratiche diventa necessario in un quadro di particolare frammentazione. Un bisogno nuovo che si è evidenziato durante l’attività dei Volontari è dei lavoratori immigrati che, avendo aperto partita IVA per lavorare ed essendo in difficoltà a causa della crisi, non possono accedere a numerosi ammortizzatori sociali in quanto la posizione IVA li esclude automaticamente. In casi del genere l’accompagnamento e l’assistenza risultano fondamentali.